
Presidente

Walter Leimgruber ha studiato storia, geografia e demologia all’Università di Zurigo e ha conseguito un dottorato in storia della politica africana degli Stati Uniti sotto la presidenza Kennedy. Ha collaborato a diversi progetti di ricerca, ha lavorato come creatore di esposizioni, redattore e curatore per il XX secolo nel Museo nazionale svizzero.
Dal 2001 è docente di antropologia culturale presso l’Università di Basilea con specializzazione in ambito Migrazione, Patrimonio culturale, Politica culturale, Politica materiale e visiva.
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«Dobbiamo imparare a non vedere la migrazione semplicemente come un problema da eliminare, bensì ad affrontarlo in modo ragionevole sfruttando il suo potenziale.»
Vicepresidenza

Elham Manea ha conseguito la libera docenza nel 2011 all’Università di Zurigo e ora insegna all’Istituto di scienze politiche della stessa Università. I suoi ambiti di insegnamento e di ricerca sono il pluralismo giuridico e il diritto islamico, la politica della penisola araba, la questione del genere in chiave politica e l’Islam politico. È inoltre autrice e attivista per i diritti umani e fornisce consulenza a organizzazioni governative e non governative in materia di diritti umani, islamismo, donne nel diritto musulmano e Paesi in zone di conflitto (Yemen), sempre in relazione con aspetti legati alla migrazione. Le sue recenti pubblicazioni includono Woman and Shari’a Law: The Impact of Legal Pluralism in the UK (2016) e Der Alltägliche Islamismus (2018).
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«Imparate a vivere insieme. Rispettatevi e accettatevi a vicenda, a prescindere da religione, credo, sesso od orientamento sessuale. Se vogliamo contrastare la crescente polarizzazione, dobbiamo essere cittadini attivi».

Etienne Piguet è docente di geografia migratoria presso l’Università di Neuchâtel. Il suo primo contatto con il campo dell’asilo risale ai tempi in cui rappresentava la Croce Rossa Svizzera nelle interrogazioni di asilo durante gli anni Novanta. Le sue ricerche hanno quindi riguardato la distribuzione delle domande di asilo in Europa, l’inserimento dei rifugiati nel mercato del lavoro e la politica migratoria svizzera in generale. Ultimamente si è dedicato alla questione dei «rifugiati climatici». Partecipa a questo titolo all’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC/GIEC). Etienne Piguet è presidente della Commissione di geografia della popolazione dell’International Geographical Union. Gestisce il blog «politica migratoria» sul sito del giornale «Le Temps».
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«L’impegno all’interno della CFM è una straordinaria opportunità per poter discutere di questioni migratorie con persone di qualsiasi provenienza che conoscono le molteplici sfaccettature. E magari per cambiare qualcosa…»
Membri

Veronica Almedom è arrivata in Svizzera con la sua famiglia alla fine degli anni Ottanta durante la Guerra di indipendenza eritrea. Ha seguito una formazione commerciale a Losanna e successivamente una specializzazione in comunicazione.
Dal 2013 si batte attivamente per la causa eritrea. L’Eritrea è il suo paese d’origine. Ha avuto l’occasione di passarvi del tempo in più occasioni. Questi momenti sono stati molto interessanti. Dal 2013 si batte per sensibilizzare diversi gruppi della società civile svizzera alle questioni dei diritti umani. In Eritrea, queste questioni si trovano al centro dell’attuale crisi migratoria.
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«Le questioni migratorie hanno avuto un impatto diretto sulla mia vita e ne ho fatto una missione personale. L’integrazione degli eritrei nel mondo elvetico mi sta molto a cuore.»

Nata a Porto, Ana Caldeira Tognola si è trasferita a Nyon nel 1975 con la famiglia. Ha conseguito una laurea in lettere presso l’Università di Losanna, successivamente è stata eletta alla Camera consultativa degli immigrati di Losanna, che ha presieduto, e alla Commissione consultativa degli immigrati della stessa città. Parallelamente, ha partecipato al Forum per l’integrazione dei migranti a Berna a nome della Federazione delle associazioni portoghesi in Svizzera. Ha vissuto nove anni in Africa. Da maggio 2015 dirige la Biblioteca interculturale LivrEchange di Friburgo. Ha ripreso la sua attività presso la Federazione delle associazioni portoghesi in Svizzera. A febbraio 2017 è stata nominata all’interno del Consiglio consultivo dell’area consolare di Berna.
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«È fondamentale riconoscere la diversità sociale, culturale e linguistica e valorizzarla. Favorire il bilinguismo e il plurilinguismo a livello nazionale è un modo fondamentale per riuscirci.»

Anna Celio-Panzeri rappresenta l’Associazione dei Comuni svizzeri (ACS) e la Federazione svizzera dei patriziati (FSP) presso la CFM. Nata e cresciuta nel Cantone Ticino, dopo il liceo si è trasferita nella Svizzera tedesca, e più precisamente a Zurigo, dove ha ottenuto il diploma di bachelor e di master in scienze politiche. Dal 2018 lavora come capo-progetto per l’ACS, dove è responsabile dei settori politici asilo e migrazione, economia, sicurezza e partecipazione. Attualmente gestisce il progetto in comune nell’ambito del programma Citoyenneté. Questo progetto partecipativo mira a incoraggiare i cittadini a occuparsi attivamente del proprio Comune.
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«Le conseguenze della migrazione si sentono e si vivono ogni giorno soprattutto nei Comuni. Soltanto un approccio collaborativo può permettere di affrontarle e di risolverle in modo soddisfacente per tutti. La molteplicità culturale che scaturisce dalla migrazione rappresenta una grande ricchezza per il nostro Paese».

Nicolas Galladé è membro del Consiglio municipale di Winterthur dal 2010, dove dirige il Dipartimento della socialità. Come responsabile si impegna a garantire che tutti abbiano un posto nella società – compresi i poveri, i rifugiati, i giovani e gli anziani. Nel 2014 è stato nominato alla presidenza dell’iniziativa delle città: Politica sociale, che rappresenta gli interessi socio-politici di circa 60 città svizzere. In precedenza e durante parecchi anni ha rivestito la carica di consigliere di Stato per il Cantone Zurigo ed è stato membro del legislativo di Winterthur. Alla CFM, mette in evidenza le preoccupazioni delle città, che spesso percepiscono per prime i cambiamenti societali e li affrontano in modo innovativo.
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«Cosa sarebbe la nazionale svizzera di calcio senza la migrazione? Soltanto uniti possiamo raggiungere i nostri obiettivi, ai campionati mondiali o come società. Nelle città la molteplicità della popolazione svizzera è particolarmente palpabile. Sfruttiamola: è insieme che siamo forti!»

Hilmi Gashi lavora dal 2005 per il sindacato Unia: prima come segretario tecnico per il settore della migrazione, poi come caposezione e, dal 2019, come responsabile dei gruppi d’interesse Migrazione, Gioventù e Pari opportunità. Nato e cresciuto in Kosovo, vi ha completato gli studi in economia. Arrivato in Svizzera, ha inizialmente lavorato nel settore edile e in seguito ha conseguito il diploma in scienze economiche e sociali e in gestione delle associazioni all’Università di Friburgo. Ha collaborato a diversi progetti nel campo della migrazione, è stato corrispondente per alcune radio libere e documentarista. È presidente della Commissione delle migrazioni dell’Unione sindacale svizzera e della Commissione per l’integrazione della Città di Berna, nonché co-presidente di Solidarité sans frontières.
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«La migrazione è una parte intrinseca della storia dell’umanità ed è il motore trainante di cambiamenti positivi, vitali e sostenibili. Le discriminazioni strutturali ed economiche inibiscono il potenziale di sviluppo e creano ingiustizie contro cui è nostro dovere lottare».

Dopo gli studi in lingue e letterature moderne, Mohomodou Houssouba segue una formazione a Mali per diventare insegnante d’inglese. Frequenta quindi seminari di scrittura letteraria e si specializza in letteratura afroamericana e nello studio della diaspora africana alla Illinois State University.
Scrittore e linguista, vive a Basilea dalla fine del 2011. Ha collaborato a numerosi programmi finalizzati a facilitare l’accesso delle comunità immigrate alle risorse culturali affinché possano integrarsi meglio nella società svizzera.
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«Magari, nonostante i suoi grandi occhi, il viaggiatore vede male; ma è possibile che guardando il movimento delle labbra senza capire le parole dette si faccia comunque un’idea abbastanza chiara della sua situazione e di quella della società che lo circonda. Allo stesso modo, da sempre lo straniero ha apportato uno sguardo nuovo e linfa nuova alla letteratura e alle arti del Paese che lo ha accolto».

Jean-Claude Huot lavora attualmente come cappellano e accompagna le persone che hanno difficoltà nel loro posto di lavoro o che fanno fatica a trovarne uno. Questo accompagnamento è umano, sociale e anche spirituale poiché si tratta di un impegno all’interno della Chiesa cattolica nell’ambito di una missione comune gestita con la Chiesa protestante del Canton Vaud. In precedenza, Jean-Claude Huot aveva lavorato per Sacrificio Quaresimale, Public Eye, la commissione Giustizia e Pace, organo consultivo della Conferenza dei vescovi svizzeri, nonché per trasmissioni religiose in televisione. La sua formazione di base è una laurea in lettere conseguita all’Università di Neuchâtel nel 1983.
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«Bisogna ricordarsi che i beni della terra sono destinati a tutti. È quindi legittimo che coloro che non trovano di che vivere nel loro paese natale cerchino altrove una vita in dignità.»

Dopo gli studi di diritto e storia all’Università di Damasco, Mano Khalil ha studiato regia cinematografica all’Accademia del Cinema e della Televisione dell’ex Cecoslovacchia. Ha quindi svolto attività di libero professionista per la televisione ceca e slovacca. Vive in Svizzera da oltre vent’anni, dove lavora come regista, sceneggiatore e produttore di vari documentari e lungometraggi. Regista ed ex rifugiato, con le sue opere e il suo impegno personale Mano Khalil vuole mostrare al grande pubblico il dolore delle persone costrette a fuggire e contribuire così a migliorare la comprensione tra la gente del posto e chi è spesso considerato ospite non gradito.
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«Chi è costretto a lasciare il proprio Paese per salvarsi la vita o per preservare la propria dignità e umanità non può che sperare nell’atteggiamento benevolo della società che lo accoglie».

Dieter Kläy ha studiato economia politica e scienze politiche all’Università di San Gallo nonché amministrazione aziendale all’Università di San Gallo (Executive MBA HSG).
Dal 2012 opera presso l’Unione svizzera delle arti e mestieri USAM come caposezione Mercato del lavoro, Mobilità e Diritto economico. È membro della Commissione tripartita federale (CTF) e della Commissione tripartita ILO (CT ILO) nonché membro della Commissione federale del lavoro (CFL) e della Commissione di sorveglianza per il fondo di compensazione dell’AD. Dieter Kläy è inoltre presidente della Commissione federale della formazione professionale della Gewerbeverband cantonale di Zurigo (Unione cantonale delle arti e dei mestieri) e vice-presidente del Gran Consiglio del Canton Zurigo.
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«Collaboro con la CFM per apportare il contributo dell’Unione nelle discussioni in materia di politica migratoria. Non è possibile mettere in atto una politica sull’immigrazione mirata senza l’intervento e il coinvolgimento precoce dell’economia.»

Dal 2008 Albana Krasniqi Malaj dirige l’Università popolare albanese di Ginevra (UPA). In precedenza aveva lavorato presso l’Ufficio federale dei rifugiati e successivamente presso il DIP a Ginevra come docente e consulente parentale nonché presso il SJAC di Onex come formatrice di adulti. Ha studiato filologia e conseguito la laurea in Scienze della traduzione e FLE presso l’Università di Tirana in Albania. In Svizzera ha seguito delle formazioni in materia di mediazione e gestione dei conflitti, politiche sociali svizzere, gestione d’impresa, comunicazione interculturale e formazione di adulti. La sua partecipazione cittadina è contrassegnata dall’impegno in associazioni senza scopo di lucro: Alternative Médiation, la piattaforma Albinfo.ch, la Ligue des Enseignants et Parents Albanais, tra gli altri.
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«La CFM è una fabbrica di riflessioni su questioni sociali che mette al centro la componente ‹Migrazione›. La condivisione di questa intelligenza collettiva di componenti di diversa provenienza non fa che arricchire il dibattito e aiuta a rivedere la nostra società come unica e indivisibile nella sua diversità.»

Il Dottor Thomas Kunz è un esperto in materia di migrazione. Fino al 2020 è stato per ben vent’anni direttore dell’Organizzazione Asilo Zurigo (AOZ), specializzata nel settore dei rifugiati, della migrazione e dell’integrazione. Ha studiato pedagogia e filosofia presso l’Università di Zurigo. Ha lavorato con le associazioni giovanili, settore cui ha dedicato il dottorato. Successivamente ha diretto per molti anni i servizi di aiuto all’alloggio e ai senzatetto nella città di Zurigo.
Per alcuni anni è stato presidente della Commissione d’esame dell’esame professionale federale di specialista della migrazione.
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«L’integrazione è possibile, sempre e dovunque, e in una società eterogenea e globalizzata non è mai preclusa. È compito di tutti – residenti di vecchia data e nuovi arrivati – riorientarsi continuamente in una società che cambia rapidamente.»

Il prof. dott. Andrea Lanfranchi è uno psicoterapeuta riconosciuto a livello federale nonché psicologo specializzato in psicologia infantile e giovanile FSP. È direttore dell’istituto di professionalizzazione e sviluppo dei sistemi presso l’ Alta scuola intercantonale di pedagogia curativa (HfH) a Zurigo. Organizza progetti di ricerca nell’ambito della Migrazione – Scuola – Famiglia – Integrazione ed è editore di numerose pubblicazioni su questi argomenti.
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«In Svizzera le opportunità formative non sono ripartite equamente e non di rado la discriminante sta nel passaporto di un altro colore. Io mi impegno a favore di una politica dell’immigrazione che favorisca le opportunità di partecipazione e riduca i rischi di emarginazione.»

Inés Mateos è una consulente freelance, esperta di settore, moderatrice e docente di tematiche sociali in materia di formazione e diversità. Le sta a cuore il trasferimento tra teoria, pratica e società. Dispone di una pluriennale e svariata esperienza, svolge attività scientifica ma anche orientata alla prassi e gestisce un’ampia rete di relazioni locale ramificata e internazionale. Parla più lingue e ha un variegato background culturale.
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«La migrazione è una realtà non solo per la Svizzera ma per tutto il mondo – e questo non solo da ieri. Solamente riconoscendo questo dato di fatto, e i rispettivi immigrati, la Svizzera potrà sviluppare tutto il suo pieno potenziale.»

Peter Meier è responsabile della politica dell’asilo all’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR) da giugno 2018. In questa funzione si occupa degli affari politici nei settori dei rifugiati e dell’asilo, delle attività di lobbying dell’OSAR presso il Parlamento federale, l’amministrazione e l’opinione pubblica, nonché delle relazioni con i media. In precedenza, ha seguito e analizzato per vent’anni la politica svizzera ed europea in materia di asilo e migrazione dapprima come giornalista e poi come redattore del Parlamento federale per Tamedia. Peter Meier ha studiato storia e scienze dei media alle Università di Basilea e di Berna. Ha lavorato per circa dieci anni presso l’Istituto di Scienza della Comunicazione e dei Media dell’Università di Berna, dove si è occupato di numerosi progetti di ricerca in qualità di responsabile del settore ricerca e vicedirettore dell’Istituto stesso.
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«Il concetto di tutela del diritto di asilo è una conquista che, oggi più che mai, occorre difendere contro la diffidenza e lo scetticismo. Sia perché è garanzia di una società aperta sia perché è un pilastro dello stato di diritto e della democrazia.»

Gaetana Restivo, biologa, è arrivata in Svizzera nel 2006. Dopo il dottorato all’Università di Losanna, ha proseguito la sua attività di ricerca a Zurigo e attualmente lavora all’Ospedale universitario. È attivista e membro fondatore della Fabbrica di Zurigo, un’associazione politico-culturale di migranti italiani di prima e seconda generazione impegnata, tra le altre cose, a favore di una società più aperta e accogliente verso gli stranieri. Per diffondere le tematiche di cui si occupa, la Fabbrica di Zurigo organizza il Tag der ZürcherInnen (La Giornata delle e degli Zurighesi) in collaborazione con altre associazioni di migranti, un festival dedicato di volta in volta a un tema migratorio diverso.
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«La mobilità fa parte della natura umana, ma le ragioni di chi parte non sempre sembrano essere comprese e cresce l’esigenza di difendere chi emigra. La discussione all’interno della CFM, composta da persone di diversi orizzonti, è un contesto ideale per contribuire a una politica migratoria più equa.»

Dopo gli studi di diritto alla Facoltà di giurisprudenza in Brasile, Camila Rezende de Sousa ha continuato a migliorare le sue conoscenze giuridiche seguendo varie formazioni nell’ambito del diritto in materia di stranieri. Forte di oltre nove anni d’esperienza nell’orientamento di persone con passato migratorio, lavora attualmente all’Ufficio per gli immigrati di Losanna come responsabile dell’accoglienza dei nuovi arrivati di lingua francese e portoghese. Svolge inoltre volontariato presso l’associazione di lingua portoghese Entrelaçar. Queste attività le consentono di essere in contatto diretto con persone di diverse culture, le cui storie uniche sono associate ad esigenze specifiche. Collaborando con la CFM, Camila Rezende de Sousa desidera condividere la sua esperienza sul campo.
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«Provenendo da un Paese caratterizzato dalla miscela di razze, capisco i problemi legati all’immigrazione perché li ho vissuti di persona. Il primo passo per un’integrazione riuscita consiste nel conoscere i propri diritti e doveri nel Paese ospitante».

Dopo aver completato una formazione di base e continua in ambito artigianale, Michael Schneider si è occupato per anni di numerosi progetti di costruzione e di genio civile. Durante questo periodo ha lavorato anche in Africa per due piccole ONG attive nel campo della collaborazione allo sviluppo. Ha quindi seguito una formazione all’Amministrazione federale delle dogane, in seguito alla quale ha ricoperto per diversi anni varie cariche nella Valle del Reno. Per il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha lavorato come specialista presso l’Ambasciata svizzera di Abuja. Nel 2007, dopo una formazione di base e continua in ambito commerciale svolta parallelamente all’attività professionale, è passato all’Ufficio della migrazione e all’Ufficio passaporti del Cantone di Glarona, assumendo poi la direzione del primo nel 2011. Dal 2020 rappresenta l’Associazione dei servizi cantonali di migrazione presso la CFM.
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«Per preservare la sua prosperità e indipendenza economica, la Svizzera ha bisogno di immigrati. E, affinché tanto la popolazione originaria del luogo quanto quella straniera si sentano a proprio agio, entrambe le parti devono collaborare allo sforzo integrativo. Attenendosi a regole chiare, è più facile raggiungere questo obiettivo».

Daniela Sebeledi ha studiato sociologia all’Università di Ginevra e all’Università Humboldt di Berlino. Lavora presso l’Ufficio integrazione stranieri del Canton Ginevra come responsabile di progetto prevalentemente su questioni di razzismo e discriminazione. Fa parte del Comitato della CoSI, la Conferenza dei Servizi specializzati nell’Integrazione che rappresenta all’interno della CFM. È impegnata in diverse associazioni attive nei campi dell’asilo e della promozione e protezione dei diritti umani. È di origini serbo-croate.
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«Mi impegno per una società aperta che valorizzi la diversità e che abbia come priorità la promozione delle pari opportunità e la lotta contro le discriminazioni.»

Alla prima formazione come receptionist alberghiera sono seguiti molti anni di soggiorno all’estero, prevalentemente nell’area nordafricana. Nella sua vita Iris Seidler-Garot ha pertanto vissuto più tempo come migrante all’estero che in Germania, suo paese natale. Da 12 anni vive in Svizzera e lavora presso il Dipartimento di comunicazione presso Grün Stadt Zürich (Città verde Zurigo). Oltre all’impegno presso la CFM sostiene da diversi anni in modo diretto una famiglia balinese garantendo la formazione dei figli.
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«In qualità di migrante so che si fa presto a sentirsi a disagio se non ci si sente ben accolti. Pertanto è tanto più fondamentale reagire alle paure della popolazione non con polemiche basate su mezze verità, bensì con informazioni fondate.»

Parroco nella chiesa di Grossmünster a Zurigo, Christoph Sigrist è titolare di una cattedra di diaconia alla Facoltà di teologia dell’Università di Berna. Impegnato in varie fondazioni ed enti, è membro del Consiglio di fondazione di HEKS (aiuto umanitario delle Chiese evangeliche in Svizzera), presidente dello Zürcher Spendenparlament, del Zürcher Forum der Religionen (ZFR) e della Gesellschaft Minderheiten der Schweiz (GMS). Alla CFM segue da vicino gli aspetti umanitari, giuridici ed etici della politica migratoria svizzera nonché il coordinamento tra iniziative statali ed ecclesiastiche. Da trent’anni si adopera in attività diaconali e politiche a favore dei rifugiati, per esempio nell’ambito di opere ecclesiastiche di aiuto o attraverso la rete della solidarietà di Zurigo (solinetz), da lui co-fondata.
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«Chi dice “la barca è piena” dimentica che da secoli gli stranieri hanno trovato rifugio in Svizzera, nelle chiese e nella società, e qui sono riusciti a dare un senso alla propria vita. È nel DNA del Paese: la parola patria assume quella tipica patina elvetica attraverso la diversità apportata dagli stranieri».

Antonio Simona (classe 1952), licenziato in lettere, ha lavorato dapprima come giornalista presso l’Agenzia Telegrafica Svizzera e dal 1983 per il Dipartimento federale di giustizia e polizia DFGP. Dal 1988 e fino al 2017, anno del suo pensionamento, ha assunto la direzione del Centro di registrazione e di procedura per richiedenti l’asilo a Chiasso (oggi Centro federale d’asilo). Attualmente è presidente in Ticino della Fondazione Azione Posti Liberi, il cui scopo è dare sostegno e assistenza giuridica in primis ai richiedenti l’asilo.
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«La migrazione è una delle grandi sfide della nostra epoca e uno dei principali temi di discussione politica anche in Svizzera. Molto resta ancora da fare per combattere il razzismo, le discriminazioni sociali e per garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali dei profughi.»

L’esperienza di Anu Sivaganesan all’interno di una commissione è iniziata in giovane età in seno alla Commissione per l’integrazione e contro il razzismo del Cantone di Zugo. Oggi lavora come ricercatrice nel settore della migrazione e dei diritti umani presso la facoltà di diritto dell’Università di Zurigo. I suoi studi accademici l’hanno portata in Turchia, Olanda, Sri Lanka, Pakistan, Regno Unito e negli Stati Uniti. Da diversi anni dirige il servizio giuridico del Centro di competenza della Confederazione contro i matrimoni forzati. È anche membro della Commissione federale per le questioni femminili CFQF, presiede le organizzazioni Lobby Svizzera del Fanciullo e Migration & Menschenrechte ed è membro del comitato direttivo di NCBI Svizzera.
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«Per me, la diversità che caratterizza la Svizzera è un’opportunità e ci si dovrebbe orientare al principio della dignità prima dei valori. La migrazione è un invito a garantire i diritti umani per tutti, senza denigrazione o banalizzazione».

Nel 2000 Sibylle Stolz Niederberger ha concluso i suoi studi in etnologia, sociologia e scienze islamiche con una tesi sulla politica di integrazione in Svizzera e a Lucerna.
Dal 2000 è l’addetta all’integrazione della città di Lucerna. A Lucerna ha strutturato la politica per l’integrazione della città e fondato il Servizio specializzato per l'integrazione. Oltre ai temi specificatamente relativi all’integrazione (cultura dell’accoglienza, consulenza dell’amministrazione cittadina sulle questioni interculturali, promozione di progetti di integrazione), il servizio si occupa anche di sostegno alla prima infanzia, governance locale e politica di quartiere. Sibylle Stolz-Niederberger è stata membro della Conferenza svizzera dei delegati cantonali, regionali e comunali all'integrazione dalla sua istituzione fino al 2016.
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«La mia professione di addetta all’integrazione mi dà la possibilità di sfruttare, insieme ai numerosi attori della società civile a livello locale, le opportunità della convivenza interculturale e di cogliere attivamente le sfide.»

Barbara von Rütte ha iniziato a occuparsi del settore della migrazione già durante gli studi di diritto alle Università di Berna e di Leida. Dopo aver ottenuto il titolo di avvocato, nel 2020 ha conseguito il dottorato sul tema del «riconoscimento della nazionalità come diritto umano» all’Università di Berna nell’ambito del progetto di ricerca «nccr-on the move». Ha in seguito lavorato all’Istituto Max Planck per la ricerca sulle società multireligiose e multietniche (Gottinga) come Postdoctoral Research Fellow. Dal 2021 è attiva presso l’Istituto europeo dell’Università di Basilea, dove svolge lavori di ricerca post-dottorato sulla cittadinanza svizzera, sull’apolidia, sulle questioni relative alla partecipazione, all’integrazione e alla discriminazione, nonché sul diritto svizzero e internazionale in materia di migrazione e sulla protezione internazionale dei diritti umani.
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«Tutti gli uomini nascono liberi e uguali in termini di dignità e diritti. Per me è importante che questo principio non venga mai dimenticato, neanche quando si parla di migrazione».

Simon Wey lavora come economista del mercato del lavoro dal 2016 e come capo economista presso l’Unione svizzera degli imprenditori (USI) a Zurigo dal 2019. In precedenza ha lavorato come economista industriale per la Commissione federale della concorrenza e per Swisscom SA. Dopo una formazione professionale di base, ha ottenuto il diploma di ingegnere informatico SUP; ha poi studiato economia all’Università di Zurigo e ha infine conseguito il dottorato svolgendo un soggiorno di ricerca presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania a Philadelphia. All’USI si adopera per l’integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro.
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«Fin da piccolo sono stato circondato da persone con un passato migratorio, ho giocato a calcio con loro e li ho sempre considerati miei amici. Mi impegno per favorire l’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro perché, per me, una Svizzera senza immigrati è impensabile e perché sono convinto che questo sia l’unico modo per integrarli nella nostra società in modo duraturo e sostenibile».

Mandy Zeckra rappresenta Travail.Suisse, associazione mantello dei sindacati, presso la CFM. È inoltre vicepresidente e membro della direzione del sindacato Syna. Nata e cresciuta a Berlino (Germania), dopo gli studi in scienze politiche ha lavorato per oltre 15 anni nel campo della cooperazione internazionale, trascorrendo anche vari anni in Kosovo, Sudan del Sud, Afghanistan e Pakistan. Ha diretto l’Aiuto umanitario mondiale per la Caritas Svizzera e ha coordinato gli interventi organizzati per la gestione di catastrofi e crisi. Nella sua carriera si quindi è cimentata con la tematica della migrazione sotto vari punti di vista (guerra, clima, povertà). All’interno della CFM la sua attenzione si concentra sugli aspetti legati all’integrazione economica e sociale nonché sulla tutela contro la discriminazione.
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«La migrazione è una realtà – è il modo in cui la concepiamo che ci definisce. Per poter valorizzare le opportunità individuali, sociali ed economiche, dobbiamo poter poggiare su fondamenta più solide».
Ultima modifica 01.01.2022